Oltre all´acquisto di un´opera, è possibile averla in affitto. Per ulteriori informazioni info@abef.it
Biografie
La personalità di Eva Fischer (1920-2015) conquista per freschezza e spontaneità, per il colore del suo sorriso e per la vivacità dello sguardo.
"Ho fatto sempre e solo la pittrice. D´altra parte non saprei fare alcun mestiere"; in queste sue parole è racchiusa la determinazione di una artista incredibile che ha saputo dedicare la vita intera all´arte.
Nata a Daruvar (Ex Jugoslavia), il 19 novembre 1920, Eva si diplomò all´Accademia di Belle Arti di Lione e fece ritorno a Belgrado durante i bombardamenti del 1941. Ebbe così inizio un doloroso periodo fatto di fughe e costellato di privazioni che la vide internata con la madre ed il fratello nel campo di Vallegrande, nell´isola di Curzola. Da qui nel 1943 riparò a Bologna sotto il falso nome di Venturi e divenne esponente attiva della lotta partigiana (ANPI l´annovera fra i suoi soci onorari).
La guerra l´ha privata di oltre trenta dei suoi familiari (tra cui il padre Leopoldo, Rabbino Capo ed eccellente talmudista) tutti scomparsi nei lager nazisti.
Eva fu completamente segnata da questa tragedia che per anni la relegò nell´oblio e nel silenzio più assoluto; affidò invece la voce del suo dolore ad una copiosa produzione dei opere che rappresentano un toccante e personale diario segreto sulla Shoah.
A guerra finita scelse Roma come città d´adozione ma la sua fu una vita di brevi migrazioni, ovunque il suo estro la chiamasse: Parigi, Madrid, Londra. Ma anche in Israele e in America dove conta una nutrita schiera di collezionisti ed estimatori anche fra le "Star" hollywoodiane: da Humphrey Bogart (fu la moglie Laureen Bacall a donargli la prima opera) a Henry Fonda.
Entrata a far parte del gruppo di artisti di Via Margutta dove divenne amica di Mafai, Guttuso, Tot, Campigli, Fazzini, Carlo Levi, Capogrossi, Corrado Alvaro e tanti di quella generazione di artisti che avevano maturato idee luminose entro il buio della dittatura. Intensa fu l´amicizia con De Chirico, Mirko, Sandro Penna e Franco Ferrara allora già brillante direttore d´orchestra; venne così il tempo di lunghe e notturne passeggiate romane anche con Jacopo Recupero, Cagli, Avenali, Giuseppe Berto e Alfonso Gatto nonché Maurice Druon non ancora ministro della cultura francese che andava scrivendo le pagine de "Le grandi famiglie". Fu in quel tempo che Dalì vide e s´innamorò dei mercati di Eva mentre lo stesso Ehrenburg scrisse sulle "umili e orgogliose biciclette".
Con Picasso s´incontrarono nella bella casa di Luchino Visconti parlando a lungo d´arte contemporanea e del sussulto intimo che porta alla creatività. Picasso la esortò a progredire nella luce misteriosa delle barche e delle architetture meridionali.
Venne così il tempo di Parigi dove Eva abitò a lungo a Saint Germain des Près e cercò di Marc Chagall divenendone amica devota e profonda ammiratrice. Egli le raccontava di sogni colorati nonché del fascino dei racconti biblici. Zadkine ospitò generosamente Eva ammirandone il coraggio d´una ricerca intensa e costruttiva e il fascino d´una cultura mitteleuropea tutt´altro che trascurabile. In quell´epoca Eva Fischer realizzò "paesaggi romani" con le loro trasparenze e lontananze come se il tempo si fosse in qualche modo fermato sulle rovine della Città Eterna.
Dunque venne la volta di Madrid. Qui la pittura di Eva Fischer - finalmente esposta nei musei - fu al centro di dibattiti nell´Atelier di Juana Mordò fra l´artista marguttiana e i pittori spagnoli ancora in lotta contro il franchismo. Eva portò loro la testimonianza di un´arte rinata in un mondo libero fatta di tentativi nuovi, magri discutibili ma al cospetto di tutti gli sguardi e tutti i giudizi.
Negli anni sessanta Eva Fischer fu a Londra dove espose nella più esclusiva Galleria della City, quella Lefevre che aveva concesso l´ultima "personale" al pittore italiano Modigliani. La Galleria Lefevre ospitò i quadri di Eva per i "suoi colori mediterranei e l´italianità" delle sue tele.
Le mostre personali di Eva sono state 131 (dati di giugno 2016) e le sue opere fanno parte di collezioni pubbliche e private di tutto il mondo. "Artista Europeo" dai primi anni ´80, ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti ed è stata la prima donna ed il primo pittore ad esporre al Museo d´Arte Contemporanea di Osaka (Giappone).
Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano l´ha insignita per decreto, dell´Onorificenza di Cavaliere del lavoro ai meriti della Repubblica Italiana.
Eva è morta a Roma nel luglio 2015.
Alberto Baumann è nato a Milano nel 1933, ma è cresciuto in Toscana. All’inizio degli anni cinquanta è stato adottato dalla città di Roma, dove si è spento il 1° novembre 2014.
Dopo la nascita di Alberto, la famiglia si stabilì a Montecatini Terme. La madre Estelle, scomparve quando aveva sei anni. Il padre Alessandro - giornalista ungherese ed inviato di guerra nel primo conflitto mondiale del XX secolo -, fu spedito al confino dal regime fascista in quanto ebreo, apolide e perché ne aveva rifiutato il distintivo. Alberto dovette perciò crescere con i nonni e con la “banda” della sua strada, di cui era il più piccino.
Le peripezie di quegli anni hanno sempre accompagnano la sua estesa fantasia, quasi nutrendola. Prima i svariati modi per procurarsi del cibo, poi, per fuggire alle persecuzioni dei nazisti che avevano occupato Montecatini, la fuga nelle campagne toscane ed il rifugio presso dei gitani fiorentini, dai quali ha appreso varie arti circensi.
Culturalmente, come i più indottrinati geni artistici, Alberto Baumann è stato cittadino di quel mondo perverso, senza scrupoli, duro, ma egualmente tenero e romantico; preciso ma dispersivo e soprattutto insaziabile ed infinito: quel mondo che ha per lui rappresentato il legame tra la fantasiosa epopea artistica e la nuda realtà.
E´ stato giornalista per gran parte della sua vita, iniziando come corrispondente da Montecatini per La Nazione di Firenze, poi collaborando con Il Mondo di Pannunzio e con L’Umanità diretta da Aldo Garosci. E’ stato fra i fondatori del mensile Shalom. Scrittore e poeta, ha pubblicato la selezione di racconti Se esco vivo da qui (1969) e le raccolte di poesie Il sapore delle cose (1968) e Ti presento il Signore Dio tuo (1970). E´ stato inoltre tra i precursori delle televisioni commerciali, collaborando nell’organizzazione del palinsesto di una delle prime televisioni private di Roma, la GBR, per la quale ha creato e diretto delle trasmissioni divenute poi dei format di successo.
Dai primi anni Ottanta, ha espresso il suo estro attraverso la pittura e la scultura: “... Se sei un poeta - diceva -, anche dipingendo un quadro puoi scrivere dei versi”.
La sua opera pittorica si ispira al primo astrattismo, benché nelle sue composizioni siano riconoscibili, in grado o misura diversi, elementi figurativi che danno al suo discorso una personalissima piega filosofica di origine letteraria, con diretti richiami a poeti come Paul Celan, Giuseppe Dessì, Giacomo Noventa, Salvatore Quasimodo e ad amici come Sandro Penna, Alfonso Gatto, Rafael Alberti. Fonte di ispirazione del suo agire di getto col pennello sono anche le musiche di compositori a lui particolarmente cari quali Chopin e Mahler, ma anche Max Bruch, Gershwin, Burt Bacharach e l’amico Ennio Morricone; nonché le voci di Sinatra, Nat King Cole, Louis Armstrong, Ella Fitzgerald, Dean Martin.
Anche gran parte delle sue sculture rappresentano le intuizioni ricevute, ma a volte dettate, da musica, poesia e letteratura, dall’arte di cui Baumann si nutriva e respirava sin dal suo arrivo a Roma negli anni cinquanta. Le ha tramutate in totem di ferro, aggrovigliamenti di emozioni da palpare, statue che gemono ad ogni sussurro del vento, pietre che sfidano le intemperie, vortici che si incuneano nei pensieri.
La sua arte ha trovato immediatamente riscontro positivo negli Stati Uniti d´America. Sono numerosi i suoi collezionisti in California, Florida e a New York.
Con estrema naturalezza, Alberto Baumann ha giocato con le forme e i colori, interpretando vari ruoli. I contendenti - rincorsi o rincorrenti - rappresentano episodi di passione, ma anche di malavita, e tentano tutti di deviare il corso degli eventi, strappandolo da una realtà spesso crudele ed “incollandolo” o “materializzandolo” in segno di liberazione.
Per saperne subito di più: You Tube
Eva vanta una ventina di "momenti pittorici": dalle sue celebri biciclette alle architetture mediterranee; dal diario sulla Shoah tenuto segreto anche ai suoi, alle scuole di ballo, sua ultima tematica
Nelle sue opere solo apparentemente astratte, si rivive il sapore di una vita malinconica, quasi bohemienne.
Il suo estro pittorico, come quello scultoreo, è frutto di quella naturale poesia che lo ha sempre contraddistinto
"Tandem", mostra di Alberto e Eva presso l'Accademia Ungherese di Roma